Caratteri e distribuzione: è un grande albero alto fino a 30 m, che cresce attualmente sulle montagne più alte della Repubblica di Macedonia, in Bulgaria, in Montenegro, in Albania e in Grecia settentrionale , oltre i 1500 m di quota, formando foreste pure, o miste con l’abete rosso. Nelle montagne balcaniche oggi si spinge fino al limite superiore degli alberi (2250 m s.l.m.) in climi temperato freschi o freddi, e cresce sia su rocce granitiche che carbonatiche. è strettamente imparentato con il pino strobo dell’America del Nord e con il pino dell’Himalaya. Questi pini sono caratterizzati da aghi riuniti a gruppi di 5 e da lunghe pigne pendule, ricche di resina.
Alla sommità delle squame delle pigne di questi pini è presente una caratteristica uncinatura apicale che è distintiva anche per riconoscere le pigne fossili, ma che si conserva solo nelle pigne non abrase. I semi sono dispersi da nocciolaie, come avviene oggi nelle Alpi per il pino cembro.
Fossili e storia a Pianico-Sèllere: Come dice Sordelli: “abbiamo in questa conifera un bellissimo esempio dell’antica estensione della zona prealpina di una flora che ora non si trova se non ad oriente”. Le prime pigne furono da lui identificate e disegnate (Fig. 16). Esse si trovano, insieme a semi, rami, aghi e polline fossile , nelle fasi forestali a conifere, durante le fasi temperato fresche e fredde, in particolare nella fase tardoglaciale e all’inizio delle varve interglaciali (Sezione Sergio base, ) e dopo la fine dell’Interglaciale di Pianico, nelle fasi stadiali a clima temperato freddo, allorchè il pino macedonico formava foreste con l’abete rosso in tutta la bassa Val Borlezza. I macrofossili e perfino il polline di questa specie mancano completamente nella fase centrale dell’Interglaciale di Pianico, segno che il pino si era spostato alle quote più elevate, nei settori centrali delle Orobie, lontano dalla Val Borlezza, dove invece predominavano foreste di latifoglie. A fronte della sua importanza forestale testimoniata a Pianico-Sèllere tra 800 e 755 mila anni fa, vi sono solo rarissimi fossili al margine delle Alpi e dell’Appennino settentrionale, tutti però molto più antichi (Pliocene e Pleistocene Inferiore pre-Jaramillo). Che una specie adattata a climi temperato freddi scompaia nelle Alpi durante le glaciazioni è un fatto singolare. Solo la prosecuzione delle ricerche potrà risolvere il problema.
Arboreto paleobotanico e gemellaggio: Non ho mai visto un solo esemplare di questo magnifico pino piantato nei nostri parchi urbani. è perciò meritevole sistemarlo nel futuro arboreto paleobotanico previsto in località Sovere-Canneto. I montanari della Bulgaria Sud-occidentale (Rila, Pirin, Rodopi) rispettano e conoscono approfonditamente questa specie, che produce legname di ottima qualità e garantisce la protezione idrogeologica dei versanti. Sarebbe perciò interessante uno scambio culturale e scientifico alla ricerca delle radici del territorio.
Bibliografia: Sordelli, 1896; Ravazzi 2003; Tonkov et al., 2006.